domenica 23 ottobre 2016

La scomparsa di Cuma


Il territorio dove fu fondata la colonia greca di Cuma fu abitato fin dall’età preistorica. Fra tutte le colonie greche della Magna Grecia, Cuma, situata sulla costa della Campania, di fronte all’isola d’ Ischia, fu certamente una delle più antiche. La sua fondazione  risalirebbe al 740 a. C.,  preceduta da quella di Ischia [ Pithekoùssa] che risalirebbe al 770 a. C. Ischia fu un notevole centro artigianale e commerciale greco con interessi verso l’Etruria ed il Lazio,  ed inoltre era ricchissima di giacimenti di argilla per la fabbricazione dei vasi.

 

 Secondo il mito,  i fondatori di Cuma sarebbero stati gli ecisti (fondatori) Ippocle e Megastene. I fondatori di Cuma trovarono un terreno particolarmente fertile ai margini della pianura campana, ma, pur continuando le loro tradizioni marinare e commerciali, i coloni greci di Cuma rafforzarono il loro potere politico ed economico anche grazie allo sfruttamento della terra,  estendendo il loro territorio a danno dei popoli confinanti.

 

L’etimologia di Cuma, potrebbe essere appunto legata a questa straordinaria fertilità del suolo, anche se la questione è molto complessa, perché si scontrano tradizioni mitiche differenti, ma al tempo stesso suffragate da testimonianze  per vari versi convincenti.  Senza entrare nel merito della diatriba, possiamo affermare che l’ interpretazione dell’etimologia di Cuma  è  basata  sulle testimonianze delle più antiche monete della città, che riportavano l’iscrizione “KVME” o “KVMAION”.  In breve sintesi, e secondo un’ipotesi largamente condivisa, il toponimo rimanderebbe al concetto di “fertilità”. Infatti, “Kvme” significherebbe “gonfiare”, o “essere gravida”:  il che rinvia al concetto di una “Dea Madre”, simbolo della fertilità: “colei che è ripiena del frutto del concepimento”. Questa etimologia sembra essere corretta ed estremamente convincente. 

 

Tuttavia, accanto ad essa, le antiche monete di Cuma ripetono anche l’effigie della dea Atena con l’elmo, il che ha comportato l’ipotesi di una correlazione tra “KVME” e il termine Amazzone (in greco “Kyme”), anche perché è stato ipotizzato che la  donna guerriera effigiata sulle monete fosse appunto “Kyme”, ossia una famosa amazzone della città di “Kyme” nell’Eolide in Grecia. Del resto, è stata sottolineata anche la “dimestichezza” dell’antica Cuma con le leggende relative alle amazzoni, che erano famose nel mondo antico come fondatrici di città (  M. Caccamo Caltabiano).

 

Nel corso dei secoli, Cuma stabilì il suo predominio su quasi tutto il litorale della Campania, scontrandosi inevitabilmente con gli Etruschi di Capua,  che però furono sconfitti. In seguito i Cumani allargarono la loro colonizzazione interna, fondando una città dalla storia illustre, ossia  Neapolis ( l’attuale Napoli ). Con la  conquista Romana della Campania (IV secolo a. C.), Cuma fu altresì  insignita del titolo di  “civitas sine suffragio” [città senza diritto di voto]. Con l’avvento di Annibale, Cuma si schierò con i Romani, ai quali rimase fedele nelle lunghe battaglie contro i Cartaginesi, diventando infine “municipium”, termine con cui s’indicava una “città libera”.

.

Nel corso delle  le guerre civili che travagliarono Roma per molti anni, Cuma fu un importante avamposto militare dell’imperatore Augusto, che fece di essa  uno dei suoi luoghi preferiti di vacanza e di riposo.  Dopo la caduta dell’Impero Romano, nel periodo delle incursioni barbariche,  Cuma, posta su una collina inaccessibile e fortificata, resistette efficacemente alle incursioni dei barbari. Nel corso della guerra gotica, Cuma fu conquistata dai Bizantini, e in seguito dai Longobardi e dai Saraceni, diventando una loro roccaforte fino agli inizi del XIII secolo, quando furono sgominati.

 

Il declino, l’abbandono della città e la sua definitiva scomparsa furono dovuti all’impaludamento della zona; le paludi ricoprirono per secoli le tracce dell’antica civiltà  cumana, che fu riportata alla luce dagli scavi archeologici, con il ritrovamento di molti manufatti, come  collane in pasta di vetro, scarabei, una statuetta egiziana di maiolica verde, ed infine alcuni  “skyphoi” (vasi).  Le più antiche testimonianze della città  greca furono scoperti sull’acropoli, con edifici consacrati certamente ad Apollo “divinità protettrice di Cuma), e a Zeus. Nella prima metà del XX secolo fu fatta anche la scoperta della famosa grotta dove la celebre “Sibilla Cumana”, ispirata da Apollo, pronunciava i suoi vaticini inappellabili, che la resero famosa in tutto il mondo antico.

 

 

Fonti:

 

M. Caccamo Caltabiano, “KVME-ENKYMON. Riflessioni storiche sulla tipologia, simbologia e cronologia della monetazione cumana”, in Archivio Storico Messinese, III Serie. Vol. XXX. Anno 1979, pp. 19 sgg.

 

 


1 commento:

  1. "Città e villaggi italiani", il blog che ti fa conoscere la storia delle città italiane, anche di quelle "scomparse", come Cuma, per esempio.

    RispondiElimina