Stia è situata ai piedi del Monte Falterona, alla confluenza
dell'Arno con il torrente Staggia. La
civiltà etrusca, che ebbe in
Arezzo una delle più potenti lucumonie, si estese fino a questi monti. Sotto il dominio romano, il Casentino ospitò
colonie romane e famiglie patrizie; ciò è attestato da vari toponimi. come
Trinità, Prataglia, Selvamonda, Strumi, Pietrafitta e alcuni centri come le
antichissime Pievi di Montemignaio, Romena, Stia, Castel S. Niccolò,
Buiano.
Ci sono vari siti archeologici di epoca etrusca e romana visitabili in Cosentino, come l’Ara del tempio di Pieve a Socana, i
resti della Villa Romana nella cripta di Buiano (Poppi), e il cosiddetto Lago degli Idoli sul Monte Falterona (Stia).Del periodo Romano nel
Casentino abbiamo prove evidenti nelle monete d’oro di Foca, trovate a Faltona
e Lierna, a Castel Castagnaio (Stia), e in antichi edifici destinati al culto.
Sicuramente
all'epoca romana sono riferibili i
ritrovamenti effettuati fra Stia ed il monte Falterona (nelle località Monte di
Gianni, Moiano, Mattonaia, Pian delle Gorghe, Poggio Castagnoli). Abbiamo notizie dell'insediamento del cristianesimo nel Casentino soltanto dai secoli XI-XII, come dimostrano gli edifici
delle Pievi di Stia, Romena, Vado e Montemignaio.
Nel mondo
antico Stia fu un villaggio situato lungo la romana Via Maior, che collegava il Casentino a San Godenzo, nel
Mugello. Il toponimo deriva
sicuramente dal Latino stadium, antica unità di misura romana, poi volgarizzato in staggio, staio, e staja, per contrazione dal
nome del torrente Staggia. La cosa è confermata dall’Archivio Glottologico Italiano:
“Stia e
Staggia nel Casentino furono certo Staja.
Divinità romane dedicate a un culto delle acque furono trovate in varie
località del Casentino, sul Monte Falterona nel Lago degli idoli, e presso il
laghetto ormai prosciugato di Ciliegeta,
che si trova nei pressi di Stia”.
Per quanto
riguarda il Medioevo, le prime notizie sul villaggio di Stia si trovano nel Regesto Camaldolese relativamente agli anni 1053-1054, dove è citata la Plebe S. Mariae de Staia;
successivamente, nel 1093, troviamo citato un Casale de Stia. Nel Medioevo Stia si sviluppò come mercatale (mercato) della Contea di Porciano e residenza del ramo
dei Conti Guidi detti anche di Palagio, per ricordare la costruzione, avvenuta nel
1230, di una residenza signorile sulle rive del torrente Staggia.
Nel
1402 il villaggio passò sotto il dominio
di Firenze col nome di Palagio Fiorentino.
E. Repetti narrò la storia di Stia in questo modo:
“Fu il
castello vecchio di Stia con il suo territorio annesso tra i feudi dei Conti
Guidi del ramo di Porciano, che abitarono nel
palazzo in Stia vecchia detto il Palagio
[...] che poi fu detto Palagio Fiorentino. Una delle memorie
superstiti in cui è ricordato il ramo dei Conti
di Stia insieme alla sua pieve furono dovute agli Annalisti Camaldolesi, [...] in un atto di donazione scritto nell'
aprile di detto anno nella camera del pievano di Santa Maria situata in Stia
nel Casentino [...]. Dal documento
apprendiamo che il donatore fu un Conte Guido fu Alberto; che i conti di
Porciano fossero anche di Palagio o di Stia vecchia lo afferma anche lo storico
Fiorentino Scipione Ammirato che rammenta un Conte Porciano al servizio dei
Fiorentini e comandante di un corpo di cavalleria il quale dallo stesso
scrittore venne designato col titolo di
Palagio”. La storia di Stia in seguito rimase
legata ai Medici e terminò con il granduca
Giangastone. nel 1737, quando gli successe la dinastia dei Lorena, che durò fino all'unità
d'Italia.
Sotto
l’aspetto storico-artistico, Stia vanta manufatti di origine medievale di tutto
rispetto. In piazza Tanucci è situata la Pieve di Santa Maria Assunta, di stile romanico
e risalente al XII secolo, dove sono conservati alcuni quadri di
ragguardevole valore artistico, come il trittico dell’Annunciazione di Bicci di
Lorenzo, degli inizi del XV secolo, una Madonna
col Bambino della scuola di Cimabue,
una terracotta bianca invetriata di Andrea
della Robbia, ed un ciborio in terracotta policroma invetriata, del XVI
secolo, opera attribuita alla bottega dei Della Robbia.
Fonti:
Archivio Glottologico Italiano, 1896, p. 397.
Dizionario Geografico, Fisico,
Storico della Toscana ..., Firenze, 1843, Vol. V, p. 468.