L'antica Buxentum
( oggi chiamata Policastro Bussentino)
è situata su una collina accanto a un
antico castello, sulla destra del fiume Bussento,
che ha lo stesso nome della città. Gli
autori antichi conoscevano il luogo come Pixunte
(in greco) e Buxentum (in latino).
Secondo un'etimologia consolidata, il toponimo deriverebbe dalla radice pouxous, con il significato di bosso,
un legno molto duro e resistente, che cresceva nella zona di Policastro. Dalla
radice greca, pouxous, e latina, buxus, ne derivarono i parecchi nomi
della città, quali Pixus, Pituntia, Pixunte, Pissunte e,
infine, Bussento.
L'etimologia
ha una sua consistenza, perché, come ricordava Amedeo La Greca, “nel corso
della II guerra Punica, secondo Silvio
Italico, i soldati di Pixoe ancora combattevano armati di bastoni di bosso e di spade ricurve”. Tuttavia, non mancano
studiosi i quali ritengono che l'etimologia esatta sia invece foce, poiché la città è posta sulla
destra del fiume Bussento, che ha lo stesso nome della città. In questo senso,
G. Semeraro sottolineò che l'etimologia che rimanda al concetto di bosso è sostanzialmente errata,
perché, linguisticamente, la radice poux significa foce. ( G. Semeraro).
Il secondo
nome, Policastro, è invece di
origine medievale, e significa città
fortificata [ polis=città, castrum = fortificazione, castello].
Comunque la questione è tuttora incerta, perché la città, nonostante la radice
greca del toponimo, sembra che fosse stata di origini pregreche, in quanto appartenuta agli Enotri. Pertanto pare
che il toponimo risenta di un sostrato mediterraneo: “Policastro era
l'antica Pyxus-Buxentum, in tempi
remotissimi città enotrico-pelasgica,
come dimostrano le possenti vestigia delle sue mura, indi colonia greca e poi
romana” (Fernando La Greca). Buxentum sarebbe stata fondata, secondo Diodoro Siculo, nel 471 a.C.,
e le testimonianze archeologiche del periodo romano sono ben evidenti,
come il ponte romano di Rofrano ( Fernando La Greca).
Il centro
storico di Policastro è costituito da
una cinta muraria medievale, risalente alla dominazione normanna, dell’epoca di Ruggero I (XI secolo). Esso
è dominato da un castello fortificato, che a suo tempo fu una fortezza
bizantina nell’Alto Medioevo (VI-VII secolo),
poi ricostruita dai Sanseverino
nel XIII secolo. Secondo una tradizione rivelatasi infondata, Policastro
Bussentino sarebbe stata distrutta nel corso delle incursioni saracene sulle
coste italiane nel 915; ma in realtà la città è attestata come ben viva e
presente dalle fonti dell'XI secolo come dominio normanno, e poi citata anche
dal geografo arabo Al Idrisi
nel XII secolo, e descritta come un castello grande e molto popolato.
Dal XIII al
XV secolo Policastro Bussentino
appartenne a diverse famiglie feudali (Sanseverino,
Ruffo, Carafa).
Tuttavia, tra il XIV e il XVI secolo, una serie di distruzioni provocate da
eventi bellici, quali l’attacco dei genovesi del 1320, e vari assalti
pirateschi ne provocarono l’inevitabile declino
( C. B.Trillmich). Con tutto ciò, Policastro Bussentino conserva ancora le
tracce del suo antico e glorioso passato, come
le mura di cinta, di origine medievale, la Chiesa
Cattedrale, costruita, secondo la tradizione, su un precedente tempio
pagano dedicato a Castore e Polluce, e il museo diocesano, che conserva
opere di notevole pregio storico ed artistico, come un crocefisso
in avorio, di stile fiammingo,
risalente alla fine del XVII secolo: tutti elementi che, insieme con il mare,
ne fanno una delle più interessanti mete del turismo culturale in Italia.
Fonti:
A. La Greca, Appunti di Storia del Cilento, 1997, p. 96.
F. La Greca,
“L'area del golfo di Policastro in epoca greco-romana”, in Temi per una storia di Torraca, Centro di Promozione Culturale per il
Cilento, Acciaroli, 2010, pp. 19 sgg.
G. Semeraro,
Le origini della cultura europea,
Olschki, 1994, parte I, p. 244.
C. B. Trillmich, “Pyxous-Buxentum”, in Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité,
1988, Vol. 100, n. 2, pp. 701-729.
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